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Negli ultimi (quasi) tre anni tutto il mondo ha assistito all’agognata vicenda Brexit. Il 23 giugno 2016 il governo britannico aveva indetto un referendum popolare per decidere se il Paese sarebbe dovuto uscire o meno dall’Unione Europea.
I cittadini a quel tempo avevano optato per il SI, ignari delle conseguenze a cui sarebbero andati incontro.
Il referendum sulla Brexit era stato messo in campo dal premier e leader dei conservatori David Cameron nel 2015. Questo aveva promesso ai suoi cittadini che, se rieletto (cosa che poi effettivamente successe), avrebbe indetto una votazione sulla permanenza o meno del Paese nell’UE. E così fece.
Il risultato della consulta però non fu quello atteso. Gli inglesi decisero di uscire dall’Unione, spingendo il premier alle dimissioni e ad essere sostituito da Theresa May.
La leader dei Tory al contrario del suo predecessore cominciò la missione pro-brexit, che ad oggi non ha ancora portato a niente di concreto.
I motivi principale che avevano spinto i cittadini della Gran Bretagna a votare l’exit erano per lo più economico-sociali. Gli inglesi erano convinti che un distacco dall’UE avrebbe portato ad un benessere maggiore e ad un riappropriazione della nazione. Moltissimi, giovani e non, negli ultimi decenni si erano infatti trasferiti negli UK indispettendo i più tradizionalisti.
Di fronte alla prospettiva di un’indipendenza e sicuri della loro forza, votarono per la Brexit senza pensare alle conseguenze.
Oltre alla diminuzione del traffico commerciale ed economico, l’uscita dall’UE avrebbe previsto il pagamento di miliardi di sterline al Parlamento Europeo. Inoltre, gli irlandesi si erano dissociati dal resto del Paese, il che aveva portato all’acuirsi delle problematiche interne.
Di fronte a tali difficoltà quindi, sia i cittadini, sia il parlamento britannico cominciarono a indietreggiare giungendo a schierarsi contro la premier. Nonostante le innumerevoli proteste, manifestazioni e mozioni di sfiducia però, la premier non ha mai mollato. La situazione ormai ha quasi raggiunto un punto di non ritorno. I rapporti con le nazioni europee e il parlamento a Bruxelles si sono incrinate e sembra ormai impossibile chiudere la questione rimanendone illesi.
La Brexit è ufficiale e oltre all’obbligo del passaporto anche la nostra tessera sanitaria non ha più valore, per cui premurati di fare un’adeguata assicurazione.