Le potenzialità dei nativi digitali rispetto alle generazioni precedenti sono infinite.
I nativi digitali sono fondamentalmente gli appartenentialla cosiddetta Generazione Z, cioè i nati tra il 1994 e il 2009 e Millennials, ossia i nati tra il 1980 e il 1994.
La scuola si trova davanti a una sfida titanica: coinvolgere e formare una generazione immensamente più veloce di lei.
Sono loro ad avere il ruolo di cambiare il mondo e la società attraverso le tecnologie. Non foss’altro perchè nativi digitali appunto, cioè ragazzi che sono nati con computer e smarphone alla mano.
Tutti gli altri, genitori, scuola, mondo del lavoro, se non vogliono restare esclusi, dovrebbero aggiornarsiarricchendo e integrando le proprie competenze.
Questo processo richiede resilienza, dedizione, tempo e un notevole sforzo intellettuale visto che i nostri schemi sono molto lontani dalla naturale assimilazione di conoscenze o processi tipici dei Millennials e degli Zed.
Millenial e Generazione Z sono digitali per natura, non hanno bisogno di sforzi. Questo li differenzia dagli altri che sono stati costretti o hanno deciso di fare “il salto”.
Nuove generazioni, nuovi metodi di apprendimento
Queste due nuove generazioni apprezzano più delle precedenti un’adeguata formazione secondo lo studio Millennials at work di PwC, per il 47% dei Millennials le opportunità di formazione sono molto importanti quando scelgono il loro futuro professionale. La conferma viene dal fatto che il 48% degli utenti che si rivolgono alla formazione online per imparare qualcosa di nuovo sono Millennials.
Siamo di fronte a un tipo di studente molto esigentee in grado di annoiarsi e distrarsi in una frazione di secondo. E’ per questo che i vecchi sistemi frontali fanno così fatica ad avere successo frustrando sempre più gli insegnanti. Se vogliamo coinvolgere la Generazione Z dobbiamo usare il suo linguaggio ed è qui che entrano in gioco e-Learning e Blended Learning.
5 Esigenze della generazione Z
#1. Agilità, velocità, immediatezza.
C’è una caratteristica principale nei ragazzi della Generazione Z che determina le loro preferenze nei processi di apprendimento: nel bene e nel male, l’accesso alle nuove tecnologie li ha abituati a ottenere ciò che vogliono quando lo vogliono. La pazienza non è il loro forte. Ecco perché, oltre alle lezioni frontali classiche il Blended Learning fornisce vari strumenti di comunicazione per risolvere dubbi, suggerimenti o proporre nell’immediato nuovi approcci. D’altra parte telefonini e connettività facilitano l’accesso rapido e intuitivo alle informazioni che l’apprendimento richiede.
#2. Apprendimento esperienziale.
La Generazione Z non cerca solo un lavoro, ma aspira anche una migliore qualità della vita come un’attività professionale che permetta loro di lavorare a qualcosa che gli piace e di crescere professionalmente, da qui il loro alto tasso di imprenditorialità rispetto alle vecchie generazioni che cercavano più sicurezze a discapito della qualità della vita. Il famoso “posto fisso” di Checco Zalone.
Il Blended Learning risponde perfettamente a questa esigenza. Permette loro di imparare ma usando strumenti che li divertono e stimolano.
Blended può essere riassunto nell’integrazione tra l’imparare facendo; ambienti di attività pratiche focalizzate dagli insegnanti che guidano, motivano e dinamizzano i processi di apprendimento e il mix con le piattaforme educative tecnologiche di e-Learning che offrono una varietà maggiore di contenuti e di strumenti che rendono la formazione un’esperienza viva, aperta e soprattutto divertente.
#3. Apprendimento collaborativo.
La Generazione Z ha sviluppato una tendenza quasi istintiva alla socializzazione. Questi ragazzi sono particolarmente sensibili alle opinioni, agli approcci e alla conoscenza degli altri. Li apprezzano tanto addirittura spesso più di sé stessi purtroppo. Quindi, vedono gli altri come una risorsa, una fonte di conoscenza. E’ abbastanza ovvio se ci pensiamo, infatti le nuove tecnologie hanno favorito un atteggiamento creativo che deve essere condiviso. Non sono forse i Social il centro della vita di tutta questa generazione?
Se queste sono le premesse l’apprendimento attraverso la collaborazione diventa uno dei pilastri del Blended Learning. La capacità di aggregarsi e partecipare, contribuire con nuovi punti di vista, informazioni, contenuti o generare un senso di impegno per il gruppo di lavoro consente loro di mettere a disposizione degli altri coetanei il potenziale e le capacità di ogni studente.
#4. Flessibilità.
La Generazione Z è l’antitesi della routine. Gli Zed rifuggono i modelli formativi tradizionali basati su orari, contenuti chiusi e la presenza solitamente passiva dello studente. Semplicemente si annoiano. Cercano sempre un riferimento nel docente che guidi la loro formazione, ma pretendono flessibilità. Sono i padroni del loro tempo. Scelgono quando e come accedere alla loro formazione che spesso purtroppo avviene fuori da scuola in maniera incontrollata senza direzione alcuna attingendo a fonti che di formativo hanno ben poco.
#5. Mobilità.
Tentare di rallentare una generazione piena di iniziative, progetti e idee solo perché noi non siamo più adeguati non è solo difficile ma anche inutile. La giornata di uno studente della generazione Z ruota intorno a un tablet o a uno smartphone, non c’è dubbio. La scuola se vuole catturare la loro attenzione deve offrire strumenti per accedere alle lezioni da qualsiasi dispositivo. E’ qui che il Blended Learning entra in gioco grazie a un accesso generalmente facile, veloce e sicuro.
Il Blended Learning, in conclusione si presenta oggi come la migliore opzione per coinvolgere la Generazione Z. Può farlo perché è una metodologia di apprendimento viva, in continua evoluzione, con un enorme potenziale.